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Chianti 46km.. fatta!

Sono passati cinque giorni dalla mia prima Ultra, a mente fredda, svaniti i rumori e l’emozione del momento, cerco di trarre un bilancio di questa esperienza vissuta in tre giorni nel Chianti.

Le mie aspettative di chiudere la gara si sono concretizzate, e questo mi rende particolarmente felice e soddisfatto del lavoro fatto in preparazione. Venivo da un infortunio e da un periodo di attività moderata, sempre con attenzione alla forma fisica e alla prevenzione degli infortuni.

C’era un’incertezza sulla distanza, mai provata prima, e sulle condizioni meteo, che in questo fine settimana hanno portato tanta acqua e fango. Partiamo dall’atmosfera: per nulla commerciale, nonostante l’evento faccia parte del circuito UTMB, con una forte adesione di atleti provenienti da tutto il mondo.

L’organizzazione, ben oliata, ha gestito al meglio l’alto numero di partecipanti a Radda in Chianti, senza mai dare la sensazione di sovraffollamento. Navette, parcheggi nei paesi limitrofi, servizi igienici ben dimensionati per l’evento. Il paese si è mantenuto molto pulito, con pochissimi rifiuti a dimostrazione di un’organizzazione di alto livello.

Il villaggio gara era essenziale: stand dedicati ad altre gare, qualche sponsor, abbigliamento tecnico, accessori e integrazione.

L’atmosfera dell’evento si è iniziata a respirare già dal sabato mattina, con la partenza delle due distanze più lunghe. Mentre dormivo nel furgone sotto una pioggia battente i grandi campioni delle lunghe distanze partivano per un percorso di oltre 120km.

La mia gara è stata molto partecipata, con più di mille atleti provenienti da tutto il mondo, insieme abbiamo condiviso le strade di Radda in Chianti e dei suoi dintorni, fino al traguardo posto sulla via principale, sotto il Palazzo Pretorio.

Il percorso era collinare, come prevedibile, con diversi tratti resi molto impegnativi dal fango accumulato per le piogge dei giorni precedenti. Dopo pochi chilometri sembrava già di averne corsi venti: il fango si attaccava alle suole delle scarpe e, in alcuni punti, arrivava fino alle caviglie.

Dopo una 20 di km il percorso si è aperto su scorci spettacolari tra i cipressi e vigne toccando piccoli borghi. Poi si è sviluppata la parte più tecnica, fino alla discesa e la successiva risalita verso il centro storico.

Fisicamente, all’arrivo mi sentivo ancora bene. Spinto dal tifo delle persone presenti lungo l’ultimo tratto, sono riuscito persino a sprintare, chiudendo con un buon passo nonostante i 47 km percorsi. Ho gestito la gara in modo conservativo, vista la mia inesperienza su distanze superiori ai 40 km e le numerose variabili in gioco. Bastava poco per farsi trascinare dall’entusiasmo e perdere il controllo del ritmo: seguire il passo di altri atleti, lasciarsi andare nelle discese più tecniche, oppure spingere troppo in salita. Invece, ho rispettato la mia strategia, concentrandomi sulla gestione delle energie.

Sono soddisfatto perché significa che avevo ancora margine e che sarò pronto per la Lavaredo 50k, che sarà più lunga e con più dislivello. Anche il recupero post-gara è stato ottimo: nessuna fatica e nessun dolore muscolare. Un segnale positivo per le prossime sfide.

Un grazie a Giulia che mi supporta sempre in queste avventure, a Stefano amico e compagno di uscite e a Silvia Srebot la fisioterapista che mi ha aiutato a rimettermi in sesto.

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